domenica 14 aprile 2024

Cuccurese: “Ascari del governo Meloni allineati e coperti. Vogliono affondare il Sud, definitivamente!”

Data l’attuale ripartizione iniqua delle risorse pubbliche complessive pro-capite a livello territoriale, ogni anno 60miliardi di euro in meno ai cittadini italiani di serie b e serie c residenti al Sud e 60miliardi di euro in più ai cittadini di serie A residenti al Nord, il regionalismo differenziato e discriminatorio, se dovesse essere approvato il ddl Calderoli, rappresenterebbe per il Mezzogiorno la sua definitiva pietra tombale. Altro che opportunità di crescita e sviluppo, come da tempo vanno strombazzando a manca e a destra gli esponenti del governo Meloni.

Di recente, è intervenuto sul tema l’instancabile Natale Cuccurese, Presidente del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, che tramite i suoi canali social ha denunciato quanto di seguito riportato: “Con l’autonomia differenziata, cioè trattenendo le Regioni della Locomotiva fino al 90% del gettito fiscale, secondo la Responsabile Politiche per il Mezzogiorno di Fratelli di (mezza) Italia, gli amministratori del Sud “avranno gli strumenti per far crescere i territori”. Con quali soldi non è dato capire visto che il governo Meloni ha bloccato anche i Fsc. Se non ci riusciranno (e sicuramente non ci riusciranno perché senza fondi) saranno messi alla gogna e ‘dovranno risponderne ai cittadini’. Imperdibile poi il passaggio ‘sull’Autonomia differenziata che toglierà al Mezzogiorno ogni alibi’. Ovvero, il Sud è innocente ma a noi ascari del Sud, delle ragioni storico-geografiche del divario Nord/Sud non c’importa e lo vogliamo affondare del tutto e possibilmente definitivamente”.







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Data l’attuale ripartizione iniqua delle risorse pubbliche complessive pro-capite a livello territoriale, ogni anno 60miliardi di euro in meno ai cittadini italiani di serie b e serie c residenti al Sud e 60miliardi di euro in più ai cittadini di serie A residenti al Nord, il regionalismo differenziato e discriminatorio, se dovesse essere approvato il ddl Calderoli, rappresenterebbe per il Mezzogiorno la sua definitiva pietra tombale. Altro che opportunità di crescita e sviluppo, come da tempo vanno strombazzando a manca e a destra gli esponenti del governo Meloni.

Di recente, è intervenuto sul tema l’instancabile Natale Cuccurese, Presidente del Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, che tramite i suoi canali social ha denunciato quanto di seguito riportato: “Con l’autonomia differenziata, cioè trattenendo le Regioni della Locomotiva fino al 90% del gettito fiscale, secondo la Responsabile Politiche per il Mezzogiorno di Fratelli di (mezza) Italia, gli amministratori del Sud “avranno gli strumenti per far crescere i territori”. Con quali soldi non è dato capire visto che il governo Meloni ha bloccato anche i Fsc. Se non ci riusciranno (e sicuramente non ci riusciranno perché senza fondi) saranno messi alla gogna e ‘dovranno risponderne ai cittadini’. Imperdibile poi il passaggio ‘sull’Autonomia differenziata che toglierà al Mezzogiorno ogni alibi’. Ovvero, il Sud è innocente ma a noi ascari del Sud, delle ragioni storico-geografiche del divario Nord/Sud non c’importa e lo vogliamo affondare del tutto e possibilmente definitivamente”.







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mercoledì 10 aprile 2024

Cuccurese: “Governo Meloni, secessione al Nord e scorie nucleari al Sud”

Il governo più antimeridionale della storia non solo vuole la secessione del Nord, ma contemporaneamente vuole ridurre a discarica terzomondista il Mezzogiorno, scaricando a Sud, partendo dalla Sicilia, i rifiuti industriali delle industrie della “locomotiva”. Mentre gli ascari del prono governo regionale siciliano, complice, tacciono oscenamente. In altre parole, i fascioleghisti con l’Autonomia differenziata vogliono tenere tutti i fondi al Nord, ma sono ben felici di “perequare” al Sud la loro monnezza tossica. Il deposito nazionale per ospitare le scorie nucleari il governo Meloni vuole realizzarlo a Segesta (Trapani), in un’area adiacente il famoso tempio greco. Uno dei pochi templi dell’antichità conservati intatti, così da distruggere anche il turismo nella zona. I territori di Catalafimi-Segesta e di Trapani, per le caratteristiche di pregio naturalistico e la vicinanza ad aree archeologiche e urbane, non sono idonei ad ospitare depositi di scorie nucleari“. 

Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, tramite i suoi canali social


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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Il governo più antimeridionale della storia non solo vuole la secessione del Nord, ma contemporaneamente vuole ridurre a discarica terzomondista il Mezzogiorno, scaricando a Sud, partendo dalla Sicilia, i rifiuti industriali delle industrie della “locomotiva”. Mentre gli ascari del prono governo regionale siciliano, complice, tacciono oscenamente. In altre parole, i fascioleghisti con l’Autonomia differenziata vogliono tenere tutti i fondi al Nord, ma sono ben felici di “perequare” al Sud la loro monnezza tossica. Il deposito nazionale per ospitare le scorie nucleari il governo Meloni vuole realizzarlo a Segesta (Trapani), in un’area adiacente il famoso tempio greco. Uno dei pochi templi dell’antichità conservati intatti, così da distruggere anche il turismo nella zona. I territori di Catalafimi-Segesta e di Trapani, per le caratteristiche di pregio naturalistico e la vicinanza ad aree archeologiche e urbane, non sono idonei ad ospitare depositi di scorie nucleari“. 

Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, tramite i suoi canali social


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




mercoledì 3 aprile 2024

Cuccurese: “Diritto alla salute, cittadini di serie A e serie B”

I dati provvisori dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) confermano che ci sono due Italie. Le Regioni del Nord garantiscono più diritti e più cure ai propri cittadini, di serie A. I divari tra le regioni spiegano anche la mobilità sanitaria dei restanti cittadini, di serie B“. Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, a commento dei dati LEA pubblicati dal “Sole 24 Ore”.


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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I dati provvisori dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) confermano che ci sono due Italie. Le Regioni del Nord garantiscono più diritti e più cure ai propri cittadini, di serie A. I divari tra le regioni spiegano anche la mobilità sanitaria dei restanti cittadini, di serie B“. Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, a commento dei dati LEA pubblicati dal “Sole 24 Ore”.


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




sabato 30 marzo 2024

BUONA PASQUA DAL PARTITO DEL SUD!

A tutte e a tutti Auguri di Buona Pasqua! Per questa Pasqua si alzi forte da tutti noi un messaggio di Pace.

“Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno.”
(Pablo Neruda)



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A tutte e a tutti Auguri di Buona Pasqua! Per questa Pasqua si alzi forte da tutti noi un messaggio di Pace.

“Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno.”
(Pablo Neruda)



venerdì 29 marzo 2024

Cuccurese: “Sud senza rappresentanza, scippato anche del suo diritto al voto”

La Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali ai cittadini del Mezzogiorno. Non mi riferisco a quanto già più volte denunciato, dai minori trasferimenti statali rispetto alla percentuale del 34% della popolazione che poi si riflettono in cure mediche minori (che incidono sulla stessa aspettativa di durata di vita dei cittadini meridionali più bassa che al Nord), o agli asili, alle scuole senza palestre o mense, alla scarsità di insegnanti, infrastrutture e così via. No! Mi riferisco proprio a quanto di più sacro per una democrazia: parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica negata!“. Questo quanto dichiarato dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese sul suo profilo facebook personale. La negazione, di fatto, del diritto al voto al Sud è stata ulteriormente denunciata ed approfondita dallo stesso Cuccurese sulla rivista “Left”, sulla quale ha pubblicato l’articolo dall’eloquente titolo, Il Sud scippato anche del diritto al voto.   


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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La Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali ai cittadini del Mezzogiorno. Non mi riferisco a quanto già più volte denunciato, dai minori trasferimenti statali rispetto alla percentuale del 34% della popolazione che poi si riflettono in cure mediche minori (che incidono sulla stessa aspettativa di durata di vita dei cittadini meridionali più bassa che al Nord), o agli asili, alle scuole senza palestre o mense, alla scarsità di insegnanti, infrastrutture e così via. No! Mi riferisco proprio a quanto di più sacro per una democrazia: parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica negata!“. Questo quanto dichiarato dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese sul suo profilo facebook personale. La negazione, di fatto, del diritto al voto al Sud è stata ulteriormente denunciata ed approfondita dallo stesso Cuccurese sulla rivista “Left”, sulla quale ha pubblicato l’articolo dall’eloquente titolo, Il Sud scippato anche del diritto al voto.   


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




giovedì 28 marzo 2024

Sara Bisanti: “L’autonomia a favore del Sud e del Paese? Mutualistica, solidale e perequativa”

La mia adesione al Partito del Sud nasce dalla convinzione profonda che la politica debba essere espressione di mutualismo e di un impegno autentico verso il bene comune, valori che ho ritrovato appieno in questo partito. Per me, Il Partito del Sud interpreta l’autonomia differenziata attraverso il prisma del Meridionalismo, puntando a una valorizzazione delle specificità regionali come leva per il rilancio e lo sviluppo del Mezzogiorno. La nostra proposta si fonda su un concetto di autonomia che mira a ridurre le disuguaglianze, stimolare l’investimento nel Sud in ambiti cruciali come l’istruzione e le infrastrutture, e favorire un dialogo inclusivo tra tutte le regioni e il governo centrale. Questa visione meridionalista dell’autonomia è vista non come una frattura, ma come una strategia per integrare più efficacemente il Sud nell’economia e nella società italiana, sfruttando al meglio le potenzialità locali nel contesto di un’Italia unita e coesa”

Questo quanto dichiarato al “Vesuviano News” da Sara Bisanti, napoletana candidata a Reggio Emilia come indipendente per il Partito del Sud nella lista Sinistra in Comune insieme a Vito Albanesea margine della manifestazione nazionale contro lo “Spacca-Italia” tenutasi a Napoli il 16 marzo scorso. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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La mia adesione al Partito del Sud nasce dalla convinzione profonda che la politica debba essere espressione di mutualismo e di un impegno autentico verso il bene comune, valori che ho ritrovato appieno in questo partito. Per me, Il Partito del Sud interpreta l’autonomia differenziata attraverso il prisma del Meridionalismo, puntando a una valorizzazione delle specificità regionali come leva per il rilancio e lo sviluppo del Mezzogiorno. La nostra proposta si fonda su un concetto di autonomia che mira a ridurre le disuguaglianze, stimolare l’investimento nel Sud in ambiti cruciali come l’istruzione e le infrastrutture, e favorire un dialogo inclusivo tra tutte le regioni e il governo centrale. Questa visione meridionalista dell’autonomia è vista non come una frattura, ma come una strategia per integrare più efficacemente il Sud nell’economia e nella società italiana, sfruttando al meglio le potenzialità locali nel contesto di un’Italia unita e coesa”

Questo quanto dichiarato al “Vesuviano News” da Sara Bisanti, napoletana candidata a Reggio Emilia come indipendente per il Partito del Sud nella lista Sinistra in Comune insieme a Vito Albanesea margine della manifestazione nazionale contro lo “Spacca-Italia” tenutasi a Napoli il 16 marzo scorso. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




mercoledì 27 marzo 2024

Lo storico Valentino Romano: “Fiction ‘Briganti’, polemica sterile, ribellismo contadino schiacciato tra opposte letture ideologiche”

 Oltre questa fiction (‘Briganti’ in onda su Netflix dal prossimo 23 aprile, n.d.r.), il limite generale delle letture diverse del ribellismo contadino, a mio avviso, sta altrove: i ‘revisionisti’, nostalgici duri e puri (e spesso poco informati), interpretano e restituiscono come Storia la narrazione ideologica e romanzesca; gli accademici (spesso faziosamente informati), referenziandosi reciprocamente o autorefenziandosi, leggono e impongono la Storia e la storiografia come narrazione ideologica e scientifica da contrapporre all’altra, in difesa del fortino assediato dell’egemonia. In mezzo il dramma della ribellione contadina, gli uomini e le donne che – con il loro bagaglio di sofferenze, contraddizioni, umanità e disumanità (e, perché no, anche di idealità) – percorsero quel travagliato periodo”. Questo quanto osservato via social dallo storico Valentino Romano, uno dei massimi studiosi del brigantaggio meridionale, in relazione alla polemica scoppiata sui social dopo la recensione negativa alla fiction “Briganti” pubblicata ieri mattina da Leonardo Cecchi sul giornale online “Huffpost”. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese






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 Oltre questa fiction (‘Briganti’ in onda su Netflix dal prossimo 23 aprile, n.d.r.), il limite generale delle letture diverse del ribellismo contadino, a mio avviso, sta altrove: i ‘revisionisti’, nostalgici duri e puri (e spesso poco informati), interpretano e restituiscono come Storia la narrazione ideologica e romanzesca; gli accademici (spesso faziosamente informati), referenziandosi reciprocamente o autorefenziandosi, leggono e impongono la Storia e la storiografia come narrazione ideologica e scientifica da contrapporre all’altra, in difesa del fortino assediato dell’egemonia. In mezzo il dramma della ribellione contadina, gli uomini e le donne che – con il loro bagaglio di sofferenze, contraddizioni, umanità e disumanità (e, perché no, anche di idealità) – percorsero quel travagliato periodo”. Questo quanto osservato via social dallo storico Valentino Romano, uno dei massimi studiosi del brigantaggio meridionale, in relazione alla polemica scoppiata sui social dopo la recensione negativa alla fiction “Briganti” pubblicata ieri mattina da Leonardo Cecchi sul giornale online “Huffpost”. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese






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martedì 26 marzo 2024

Cuccurese: “Se la sinistra non si definisce anche meridionalista è protoleghista”

Vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra“. Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, in occasione del suo intervento all’Assemblea nazionale di Transform!Italia: “Per la Pace”.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese



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Vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra“. Così, il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, in occasione del suo intervento all’Assemblea nazionale di Transform!Italia: “Per la Pace”.

Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese



lunedì 25 marzo 2024

Il Sud scippato anche del diritto di voto

 


Di Natale Cuccurese 

Fonte: Left

Il Mezzogiorno in vista delle Europee si presenta con un peso politico ridotto. Ha meno parlamentari rispetto al Nord e al Centro, dopo il referendum del 2020 e per il continuo calo demografico. Non solo, c'è anche l'astensionismo forzato: è difficile per chi lavora - e sono tantissimi - lontano dal luogo di residenza rientrare a casa per votare

La Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali ai cittadini del Mezzogiorno. Non mi riferisco a quanto già più volte denunciato, dai minori trasferimenti statali rispetto alla percentuale del 34% della popolazione che poi si riflettono in cure mediche minori (che incidono sulla stessa aspettativa di durata di vita dei cittadini meridionali più bassa che al Nord), o agli asili, alle scuole senza palestre o mense, alla scarsità di insegnanti, infrastrutture e così via.
No, mi riferisco proprio a quanto di più sacro per una democrazia: parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica negata!

Addirittura?! Proprio così!
Ai cittadini del Mezzogiorno o almeno a larga parte di loro, è negato il diritto di voto che (in teoria) è un diritto costituzionale. Negato, come in una dittatura o come più rispondente al nostro caso in uno Stato in cui vige l’apartheid. Il tutto è ovviamente taciuto dai media, proni ai dettami del potere, così come dalla politica politicante.

Ma perché e come è vietata la rappresentanza politica ai meridionali?

Iniziamo l’analisi da quanto accaduto col Referendum del 2020 sul Taglio dei parlamentari. Come avevo già ho scritto sul numero 37 di Left del settembre 2020: «Un argomento che quasi nessuno ha sottolineato e cioè come la vittoria del Sì al referendum potrebbe essere l’ultimo imbroglio, forse quello definitivo, per il Sud ed i suoi cittadini, aggravando ancor di più la mancanza di rappresentanza del Mezzogiorno in Parlamento e approfondendo la spaccatura già presente nel Paese».

Come argomentavo allora: «La densità di popolazione al Sud parametro per l’assegnazione dei seggi alla Camera e al Senato, è più bassa del Nord, e, mentre la desertificazione demografica causata dall’emigrazione cresce di anno in anno, la conseguenza è che il Sud, in un Parlamento ridotto, avrebbe un peso politico minore dell’attuale».
A posteriori i dati odierni confermano che la crisi demografica che sta colpendo l’Italia riguarda in particolar modo il Mezzogiorno: nel 2050 il Nord e il Centro sommati avranno un milione di persone in meno rispetto ad oggi, mentre il Sud e le Isole ben 3,6 milioni.
Per il 2080 si stima che il 54% della popolazione vivrà nel Nord (contro l’attuale 46%), il 20% nel Centro (come ora) e il 26% nel Sud e nelle Isole (oggi è il 34%). Le regioni meridionali proseguendo con l’attuale andamento si spopoleranno sempre più. In soli 30 anni, il Mezzogiorno passerà dall’essere la macro area più giovane del Paese ad essere la più anziana. E tra il 2050 e il 2080, mentre l’età media del Nord e del Centro Italia rimarrà uguale o scenderà, quella del Mezzogiorno crescerà.

Scrivevo poi che: «Sicilia e Sardegna avrebbero minori rappresentanti in termini percentuali al Senato rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale e la Basilicata, così come l’Umbria, subirebbe il taglio maggiore al Senato, i rappresentanti passerebbero dagli attuali 7 a soli 3 (-57%) e qualsiasi partito sotto la percentuale del 20% dei voti non eleggerebbe alcun rappresentate, inoltre visto che il Senato è eletto su base regionale, la Sardegna finirebbe per avere un senatore ogni 328mila abitanti, mentre il Trentino-Alto Adige uno ogni 171mila, rendendo evidente la sperequazione per cui il voto di un cittadino trentino varrebbe il doppio di quello di un cittadino sardo».

Nell’articolo ponevo poi l’accento sul fatto che non bisogna dimenticare che la riduzione degli eletti avrebbe comportato una loro minore autonomia, visto che su di essi si sarebbe concentrata la pressione di lobby gruppi di potere e chi più ne ha più ne metta, così da spingerli eventualmente a prendere anche decisioni che potrebbero essere contro l’interesse dei territori che dovrebbero rappresentare…
Senza dimenticare che con la riduzione, poi avvenuta grazie alla vittoria al Referendum, pur coi seggi ridotti non si sarebbe fermata la “transumanza” di politici del Nord verso collegi sicuri del Mezzogiorno. I famosi “paracadutati”. Candidati che non hanno collegamenti con il territorio, ma che sono collocati dalle segreterie dei partiti in base alla probabilità altissima di vincere. Per cui ora a consuntivo il Sud si trova non solo con una rappresentanza parlamentare territoriale di partenza già inferiore in percentuale rispetto al Nord, come visto sopra, ma questa viene anche ulteriormente ridotta di circa un 25% perché tutti i partiti da destra a sinistra hanno fatto largo uso di “paracadutati dal Nord. Non a caso provvedimenti scellerati come l’Autonomia differenziata faticano a trovare una opposizione parlamentare consistente.

Oggi a posteriori possiamo dire che quanto previsto nel 2020 non solo si è pienamente realizzato, ma il panorama è ancora più cupo.

Come scritto nell’introduzione lo scippo di rappresentanza, dopo la riduzione dei parlamentari, si traduce oggi in una ulteriore condizione di negazione di diritti politici grazie al cosiddetto “astensionismo”. Astensionismo che al Sud spesso non è altro che impossibilità, a questo punto espressamente voluta dal potere politico, di recarsi al voto nei Comuni di residenza per tantissimi cittadini meridionali che si trovano al Nord Italia per lavoro, studio o per curarsi. Figli di quell’emigrazione lavorativa, scolastica e sanitaria che continua implacabile da oltre 163 anni e che sta via via desertificando, come visto, le Regioni meridionali. Perché il Parlamento non vara una apposita normativa e permette a questi cittadini di poter esigere un diritto costituzionale, ad esempio di poter votare nel luogo di domicilio o per posta come fanno tanti altri Paesi? In questo quadro non va dimenticato il prezzo di treni, auto, aerei, per potere tornare al Comune di residenza per votare, che in pochi ormai possono permettersi.

Ecco perché quando sentirete parlare di astensionismo al Sud più alto che al Nord, dovreste fare la tara con la percentuale dei cittadini che avrebbero voluto esercitare il diritto di voto, casomai per opporsi alla deriva imperante nel Paese, ma a cui non è stato permesso di votare da politici che si stanno via via dimostrando sempre più nemici del Mezzogiorno (non a caso nelle ultime elezioni politiche meno di 1 elettore su 5 ha votato per la coalizione al governo), disinteressandosene o più spesso banalizzando e irridendo il dato dell’ astensionismo maggiore nel Mezzogiorno, certificando ancora una volta il permanente atteggiamento di disprezzo di ampie fasce delle classi dirigenti nazionali verso ciò che accade al Sud. E tutto ciò avviene nel disinteresse quasi completo anche delle forze di sinistra, malgrado il Mezzogiorno sia all’opposizione già dal giorno delle ultime votazioni…

Fonte: Left


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Di Natale Cuccurese 

Fonte: Left

Il Mezzogiorno in vista delle Europee si presenta con un peso politico ridotto. Ha meno parlamentari rispetto al Nord e al Centro, dopo il referendum del 2020 e per il continuo calo demografico. Non solo, c'è anche l'astensionismo forzato: è difficile per chi lavora - e sono tantissimi - lontano dal luogo di residenza rientrare a casa per votare

La Repubblica italiana nega i diritti costituzionali fondamentali ai cittadini del Mezzogiorno. Non mi riferisco a quanto già più volte denunciato, dai minori trasferimenti statali rispetto alla percentuale del 34% della popolazione che poi si riflettono in cure mediche minori (che incidono sulla stessa aspettativa di durata di vita dei cittadini meridionali più bassa che al Nord), o agli asili, alle scuole senza palestre o mense, alla scarsità di insegnanti, infrastrutture e così via.
No, mi riferisco proprio a quanto di più sacro per una democrazia: parlo del diritto di voto e di conseguenza di rappresentanza politica negata!

Addirittura?! Proprio così!
Ai cittadini del Mezzogiorno o almeno a larga parte di loro, è negato il diritto di voto che (in teoria) è un diritto costituzionale. Negato, come in una dittatura o come più rispondente al nostro caso in uno Stato in cui vige l’apartheid. Il tutto è ovviamente taciuto dai media, proni ai dettami del potere, così come dalla politica politicante.

Ma perché e come è vietata la rappresentanza politica ai meridionali?

Iniziamo l’analisi da quanto accaduto col Referendum del 2020 sul Taglio dei parlamentari. Come avevo già ho scritto sul numero 37 di Left del settembre 2020: «Un argomento che quasi nessuno ha sottolineato e cioè come la vittoria del Sì al referendum potrebbe essere l’ultimo imbroglio, forse quello definitivo, per il Sud ed i suoi cittadini, aggravando ancor di più la mancanza di rappresentanza del Mezzogiorno in Parlamento e approfondendo la spaccatura già presente nel Paese».

Come argomentavo allora: «La densità di popolazione al Sud parametro per l’assegnazione dei seggi alla Camera e al Senato, è più bassa del Nord, e, mentre la desertificazione demografica causata dall’emigrazione cresce di anno in anno, la conseguenza è che il Sud, in un Parlamento ridotto, avrebbe un peso politico minore dell’attuale».
A posteriori i dati odierni confermano che la crisi demografica che sta colpendo l’Italia riguarda in particolar modo il Mezzogiorno: nel 2050 il Nord e il Centro sommati avranno un milione di persone in meno rispetto ad oggi, mentre il Sud e le Isole ben 3,6 milioni.
Per il 2080 si stima che il 54% della popolazione vivrà nel Nord (contro l’attuale 46%), il 20% nel Centro (come ora) e il 26% nel Sud e nelle Isole (oggi è il 34%). Le regioni meridionali proseguendo con l’attuale andamento si spopoleranno sempre più. In soli 30 anni, il Mezzogiorno passerà dall’essere la macro area più giovane del Paese ad essere la più anziana. E tra il 2050 e il 2080, mentre l’età media del Nord e del Centro Italia rimarrà uguale o scenderà, quella del Mezzogiorno crescerà.

Scrivevo poi che: «Sicilia e Sardegna avrebbero minori rappresentanti in termini percentuali al Senato rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale e la Basilicata, così come l’Umbria, subirebbe il taglio maggiore al Senato, i rappresentanti passerebbero dagli attuali 7 a soli 3 (-57%) e qualsiasi partito sotto la percentuale del 20% dei voti non eleggerebbe alcun rappresentate, inoltre visto che il Senato è eletto su base regionale, la Sardegna finirebbe per avere un senatore ogni 328mila abitanti, mentre il Trentino-Alto Adige uno ogni 171mila, rendendo evidente la sperequazione per cui il voto di un cittadino trentino varrebbe il doppio di quello di un cittadino sardo».

Nell’articolo ponevo poi l’accento sul fatto che non bisogna dimenticare che la riduzione degli eletti avrebbe comportato una loro minore autonomia, visto che su di essi si sarebbe concentrata la pressione di lobby gruppi di potere e chi più ne ha più ne metta, così da spingerli eventualmente a prendere anche decisioni che potrebbero essere contro l’interesse dei territori che dovrebbero rappresentare…
Senza dimenticare che con la riduzione, poi avvenuta grazie alla vittoria al Referendum, pur coi seggi ridotti non si sarebbe fermata la “transumanza” di politici del Nord verso collegi sicuri del Mezzogiorno. I famosi “paracadutati”. Candidati che non hanno collegamenti con il territorio, ma che sono collocati dalle segreterie dei partiti in base alla probabilità altissima di vincere. Per cui ora a consuntivo il Sud si trova non solo con una rappresentanza parlamentare territoriale di partenza già inferiore in percentuale rispetto al Nord, come visto sopra, ma questa viene anche ulteriormente ridotta di circa un 25% perché tutti i partiti da destra a sinistra hanno fatto largo uso di “paracadutati dal Nord. Non a caso provvedimenti scellerati come l’Autonomia differenziata faticano a trovare una opposizione parlamentare consistente.

Oggi a posteriori possiamo dire che quanto previsto nel 2020 non solo si è pienamente realizzato, ma il panorama è ancora più cupo.

Come scritto nell’introduzione lo scippo di rappresentanza, dopo la riduzione dei parlamentari, si traduce oggi in una ulteriore condizione di negazione di diritti politici grazie al cosiddetto “astensionismo”. Astensionismo che al Sud spesso non è altro che impossibilità, a questo punto espressamente voluta dal potere politico, di recarsi al voto nei Comuni di residenza per tantissimi cittadini meridionali che si trovano al Nord Italia per lavoro, studio o per curarsi. Figli di quell’emigrazione lavorativa, scolastica e sanitaria che continua implacabile da oltre 163 anni e che sta via via desertificando, come visto, le Regioni meridionali. Perché il Parlamento non vara una apposita normativa e permette a questi cittadini di poter esigere un diritto costituzionale, ad esempio di poter votare nel luogo di domicilio o per posta come fanno tanti altri Paesi? In questo quadro non va dimenticato il prezzo di treni, auto, aerei, per potere tornare al Comune di residenza per votare, che in pochi ormai possono permettersi.

Ecco perché quando sentirete parlare di astensionismo al Sud più alto che al Nord, dovreste fare la tara con la percentuale dei cittadini che avrebbero voluto esercitare il diritto di voto, casomai per opporsi alla deriva imperante nel Paese, ma a cui non è stato permesso di votare da politici che si stanno via via dimostrando sempre più nemici del Mezzogiorno (non a caso nelle ultime elezioni politiche meno di 1 elettore su 5 ha votato per la coalizione al governo), disinteressandosene o più spesso banalizzando e irridendo il dato dell’ astensionismo maggiore nel Mezzogiorno, certificando ancora una volta il permanente atteggiamento di disprezzo di ampie fasce delle classi dirigenti nazionali verso ciò che accade al Sud. E tutto ciò avviene nel disinteresse quasi completo anche delle forze di sinistra, malgrado il Mezzogiorno sia all’opposizione già dal giorno delle ultime votazioni…

Fonte: Left


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domenica 24 marzo 2024

Cuccurese: “Sud senza rappresentanza, la sinistra unita dia voce a chi non ha voce”

L’Italia viene governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni. Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle ‘Lezioni di Harvard’, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di ‘teologia’ politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza“. Questo il passaggio finale dell’intervento tenuto ieri mattina dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese all’Assemblea nazionale di “Transform!Italia” sul tema della pace. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




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L’Italia viene governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni. Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle ‘Lezioni di Harvard’, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di ‘teologia’ politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza“. Questo il passaggio finale dell’intervento tenuto ieri mattina dal Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese all’Assemblea nazionale di “Transform!Italia” sul tema della pace. 


Fonte: VesuvianoNews - articolo di Salvatore Lucchese




 
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